Sold out

Castello Monsanto Chianti Classico 2012

12,50

Aldo Bianchi, natio di San Gimignano, abbandonò la Toscana prima della Seconda Guerra Mondiale per cercar fortuna al Nord Italia. Nel 1960, tornando in zona per un matrimonio, rimase incantato dalla vista che si godeva dalla terrazza del Castello di Monsanto: tutta la Val d’Elsa con lo sfondo incomparabile delle Torri di San Gimignano. Un colpo di fulmine che gli fece acquistare la proprietà nel giro di pochi mesi. Ma se Aldo fu stregato dal paesaggio, Fabrizio, suo figlio, si innamorò immediatamente dei vini che trovò in cantina. Grazie alla passione per il vino tramandata dalla nonna piemontese e allo spirito imprenditoriale innato, Fabrizio, insieme all’infaticabile aiuto di sua moglie Giuliana, cominciò a piantare nuove vigne e ristrutturare i numerosi casali. ….. da qui inizia un’ incredibile storia di amore, passione e gioia verso il vino e tutto ciò che lo circonda.

Nel 1962 Fabrizio vinifica per la prima volta all’interno della Denominazione Chianti Classico, le uve del vigneto Il Poggio: nasce il Primo Cru di Chianti Classico.

Nel 1968 decide di eliminare dall’uvaggio del Poggio le uve a bacca bianca (Trebbiano e Malvasia) allora richieste obbligatoriamente dal Disciplinare: un messaggio chiaro e netto per cercar di far capire che la vera ricchezza di questa terra, a cui conferire la massima attenzione, doveva essere il Sangiovese.

Nello stesso anno, anticipando molto i tempi, elimina anche i raspi in fermentazione e l’uso, allora assai praticato, del “Governo alla Toscana” (una tecnica di rifermentazione con aggiunta di uva vendemmiata più tardi ) allo scopo di produrre un vino di maggiore complessità ed equilibrio adatto al lungo invecchiamento.

Sempre più convinto del valore del Sangiovese, nel 1974 crea, dalla Vigna di Scanni, impiantata nel 1968, il Fabrizio Bianchi Sangioveto – allora etichettato Sangioveto Grosso – un vino da Tavola da sole uve Sangiovese, che fece sicuramente da apripista per la valorizzazione di questo vitigno in Toscana.

Nel frattempo in azienda non mancarono le innovazioni in cantina: già nei primi anni ’70 cominciò l’utilizzo di fermentini in acciaio in sostituzione di quelli in legno, dove il controllo delle temperature era molto più difficile. Negli stessi anni si passò dall’utilizzo delle botti di castagno a quelle di rovere di Slavonia, con tannini più dolci e meno aggressivi.

Ed è il 1974 anche l’anno in cui iniziano le sperimentazioni in vigneto per produrre un vino bianco toscano all’altezza del nome dell’azienda: viene impiantato il vigneto Valdigallo che alcuni anni dopo darà vita al Fabrizio Bianchi Chardonnay.

Nel 1981 è pronta la nuova cantina e pochi mesi dopo ecco la prima vendemmia di Nemo:un Cabernet Sauvignon in purezza, dal vigneto Il Mulino.

Nel 1986, con grande audacia e coraggio, si iniziano i lavori per la costruzione della galleria sotterranea. Mario Secci, Giotto Cicionesi e Romolo Bartalesi, che da tanti anni già lavoravano in azienda per la ristrutturazione dei casali, raccolgono la sfida: costruire a mano 300 metri di galleria sotterranea per lo stoccaggio dei fusti di legno, utilizzando solo pietre di galestro di risulta dagli scassi dei vigneti, con la tecnica medievale delle centine in legno per dar forma ad un lunghissimo e suggestivo arco etrusco ribassato. Nel 1992, sei anno dopo, l’opera è compiuta e ancora oggi il loro spirito e la loro forza vive nell’energia di questo capolavoro.

Nel 1989 Laura, figlia di Fabrizio, inizia a lavorare in azienda e gradualmente impara dalla terra, dalle persone che la lavorano e da suo padre le meraviglie e le difficoltà del naturale processo evolutivo che porta l’uva a diventare vino.

Nel 1996 un’altra importante innovazione viene portata in cantina: la sostituzione dei tini di fermentazione da una forma tradizionale ad una tronco-conica, affinché si potesse sfruttare il fenomeno della convezione dei liquidi generato dalla loro specifica forma, aiutando in macerazione la massima estrazione dalle bucce con l’utilizzo del sistema di “délèstage” (svuotamento).

Dal 2001 Laura e Fabrizio si avvalgono della collaborazione di un enologo. Dall’incontro con esso, Andrea Giovannini, nasce un sodalizio forte dove le energie di ognuno diventano sinergie per l’azienda, proiettate sullo stesso binario.

Le continue sperimentazioni, la massima ricerca qualitativa e la grande attenzione ad ogni dettaglio del processo produttivo, dalla vigna alla cantina, formano il Dna di questa azienda, costituita da persone che con le loro emozioni e passioni accompagnano il percorso maturativo di questo grande dono di Madre Natura.

Questo vino nasce da una selezione delle uve provenienti dai vigneti che si ritengono più adatte all’affinamento in botti grandi da 50hl.. Composto da 90% di Sangiovese e da un 10% di Canaiolo e Colorino, viene vinificato in acciaio per circa 18 giorni. L’invecchiamento dura 12 mesi in botti di rovere di Slavonia da 50 hl. Infine vive un ultimo periodo di affinamento di tre mesi in bottiglia.

Esaurito

COD: 358 Categorie: ,
Descrizione

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Castello Monsanto Chianti Classico 2012

Aldo Bianchi, natio di San Gimignano, abbandonò la Toscana prima della Seconda Guerra Mondiale per cercar fortuna al Nord Italia. Nel 1960, tornando in zona per un matrimonio, rimase incantato dalla vista che si godeva dalla terrazza del Castello di Monsanto: tutta la Val d’Elsa con lo sfondo incomparabile delle Torri di San Gimignano. Un colpo di fulmine che gli fece acquistare la proprietà nel giro di pochi mesi. Ma se Aldo fu stregato dal paesaggio, Fabrizio, suo figlio, si innamorò immediatamente dei vini che trovò in cantina. Grazie alla passione per il vino tramandata dalla nonna piemontese e allo spirito imprenditoriale innato, Fabrizio, insieme all’infaticabile aiuto di sua moglie Giuliana, cominciò a piantare nuove vigne e ristrutturare i numerosi casali. ….. da qui inizia un’ incredibile storia di amore, passione e gioia verso il vino e tutto ciò che lo circonda.

Nel 1962 Fabrizio vinifica per la prima volta all’interno della Denominazione Chianti Classico, le uve del vigneto Il Poggio: nasce il Primo Cru di Chianti Classico.

Nel 1968 decide di eliminare dall’uvaggio del Poggio le uve a bacca bianca (Trebbiano e Malvasia) allora richieste obbligatoriamente dal Disciplinare: un messaggio chiaro e netto per cercar di far capire che la vera ricchezza di questa terra, a cui conferire la massima attenzione, doveva essere il Sangiovese.

Nello stesso anno, anticipando molto i tempi, elimina anche i raspi in fermentazione e l’uso, allora assai praticato, del “Governo alla Toscana” (una tecnica di rifermentazione con aggiunta di uva vendemmiata più tardi ) allo scopo di produrre un vino di maggiore complessità ed equilibrio adatto al lungo invecchiamento.

Sempre più convinto del valore del Sangiovese, nel 1974 crea, dalla Vigna di Scanni, impiantata nel 1968, il Fabrizio Bianchi Sangioveto – allora etichettato Sangioveto Grosso – un vino da Tavola da sole uve Sangiovese, che fece sicuramente da apripista per la valorizzazione di questo vitigno in Toscana.

Nel frattempo in azienda non mancarono le innovazioni in cantina: già nei primi anni ’70 cominciò l’utilizzo di fermentini in acciaio in sostituzione di quelli in legno, dove il controllo delle temperature era molto più difficile. Negli stessi anni si passò dall’utilizzo delle botti di castagno a quelle di rovere di Slavonia, con tannini più dolci e meno aggressivi.

Ed è il 1974 anche l’anno in cui iniziano le sperimentazioni in vigneto per produrre un vino bianco toscano all’altezza del nome dell’azienda: viene impiantato il vigneto Valdigallo che alcuni anni dopo darà vita al Fabrizio Bianchi Chardonnay.

Nel 1981 è pronta la nuova cantina e pochi mesi dopo ecco la prima vendemmia di Nemo:un Cabernet Sauvignon in purezza, dal vigneto Il Mulino.

Nel 1986, con grande audacia e coraggio, si iniziano i lavori per la costruzione della galleria sotterranea. Mario Secci, Giotto Cicionesi e Romolo Bartalesi, che da tanti anni già lavoravano in azienda per la ristrutturazione dei casali, raccolgono la sfida: costruire a mano 300 metri di galleria sotterranea per lo stoccaggio dei fusti di legno, utilizzando solo pietre di galestro di risulta dagli scassi dei vigneti, con la tecnica medievale delle centine in legno per dar forma ad un lunghissimo e suggestivo arco etrusco ribassato. Nel 1992, sei anno dopo, l’opera è compiuta e ancora oggi il loro spirito e la loro forza vive nell’energia di questo capolavoro.

Nel 1989 Laura, figlia di Fabrizio, inizia a lavorare in azienda e gradualmente impara dalla terra, dalle persone che la lavorano e da suo padre le meraviglie e le difficoltà del naturale processo evolutivo che porta l’uva a diventare vino.

Nel 1996 un’altra importante innovazione viene portata in cantina: la sostituzione dei tini di fermentazione da una forma tradizionale ad una tronco-conica, affinché si potesse sfruttare il fenomeno della convezione dei liquidi generato dalla loro specifica forma, aiutando in macerazione la massima estrazione dalle bucce con l’utilizzo del sistema di “délèstage” (svuotamento).

Dal 2001 Laura e Fabrizio si avvalgono della collaborazione di un enologo. Dall’incontro con esso, Andrea Giovannini, nasce un sodalizio forte dove le energie di ognuno diventano sinergie per l’azienda, proiettate sullo stesso binario.

Le continue sperimentazioni, la massima ricerca qualitativa e la grande attenzione ad ogni dettaglio del processo produttivo, dalla vigna alla cantina, formano il Dna di questa azienda, costituita da persone che con le loro emozioni e passioni accompagnano il percorso maturativo di questo grande dono di Madre Natura.

Questo vino nasce da una selezione delle uve provenienti dai vigneti che si ritengono più adatte all’affinamento in botti grandi da 50hl.. Composto da 90% di Sangiovese e da un 10% di Canaiolo e Colorino, viene vinificato in acciaio per circa 18 giorni. L’invecchiamento dura 12 mesi in botti di rovere di Slavonia da 50 hl. Infine vive un ultimo periodo di affinamento di tre mesi in bottiglia.

Informazioni aggiuntive

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Denominazione

Vigneti o Uvaggio

Zona di produzione

Vinificazione

Grado alcolico

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